Star bene… si può!

Il Centro Armonico – Associazione per lo sviluppo del benessere psicofisico –  invita tutti a partecipare alle due giornate di Open Day, i giorni 23 e 24 Settembre 2017. Insieme vivremo esperienze nuove ed intense, caratterizzate dall’autenticità e dalla professionalità dei relatori e dei conduttori dei corsi, dallo spirito comunitario e partecipativo di chi apprezza nuovi apprendimenti teorici e pratici e dalla possibilità di sperimentare gratuitamente discipline sportive e trattamenti individuali.

Per chi desiderasse ricevere ulteriori informazioni è possibile consultare il sito www.centroarmonico.it

Di seguito il programma completo dei due giorni, il primo principalmente dedicato alle conferenze ed il secondo alle esperienze pratiche. L’ingresso è  libero e gratuito in entrambe le occasioni!


Sabato 23
15.15 benvenuto ed inaugurazione.

15.30 “Riequilibrio degli ambienti col Feng Shui” conferenza con Francesco Orazi, naturopata ambientale

16.30 “L’energia vitale della donna” presentazione degli incontri di Empowerment Femminile con Annarita Corradini, psicologica.

17.30 “Lo shiatu tra oriente ed occidente. Una disciplina antica sempre attuale” presentazione della Scuola Professionale Shiatsu KiHara con Luisella Frati, operatrice professionale shiatsu APOS.“

18.30 “Il soggetto e il suo mondo interiore: il percorso verso l’interiorità” conferenza con Alessandra Faini Bartolini, psicologa.

Domenica 24


9.15 Danza Araba Orientale pratica e presentazione del corso con Francesca Sgreccia.

10.15 Qi Gong: pratica e presentazione del corso con M.Vittoria Capone.

11.15 Pilates: pratica e presentazione del corso con Monia Sabbatini

12.15 Biosistemica, approccio originale al rapporto mente-corpo: incontro tra azione, emozione e pensiero” esperienza pratica con Serena Baleani, psicologa.

15.00 Yoga Dinamico, Yoga e Meditazione: pratica e
presentazione dei due corsi, con Lee Joo Hyung, M. Vittoria Capone e Annarita Corradini.

16.30 Riflessologia plantare: “Con le ali ai piedi” autotrattamento del piede per un sollievo immediato. Con Emanuela Gioacchini,
riflessologa e naturopata.

17.30 Canto Terapeutico: esperienza pratica energetica che utilizza esercizi di respirazione, terapie egizio-essene e
speciÞci suoni vocali. Con Walter Giannini, operatore di
terapie egizio-essene e counselor sistemico.

18.30 Laboratorio di Mandala: pratica e presentazione del ciclo di incontri. Con Isabella Trabalza, erborista ed operatrice olistica.

19.30 Chiusura lavori

Idillio Crepuscolare di Sharon Ranzuglia

Con piacere pubblico un testo inedito scritto da una brillante e motivata studentessa del liceo classico “Filelfo” di Tolentino (MC), a testimonianza della vivacità intellettuale e creativa dei giovani contemporanei, portatori di talenti e di profonde ed autentiche emozioni… grazie Sharon!

Uscendo di casa quella sera si sentì avvolgere da una strana atmosfera, particolare.

Non avrebbe saputo definire quella sensazione, né avrebbe saputo dire se fosse bella o meno, ad un certo punto credette persino che non fosse reale, o meglio, che lui stesso non lo fosse.

Guardando dritto davanti a sé e camminando piuttosto lentamente, quasi per rubarsi quanto più tempo possibile per assaporare quell’aria surreale, notò quel particolare brulicare della pelle che da sempre lo sorprendeva ogni qualvolta che il cielo allestiva il palcoscenico per lo spettacolo degli astri notturni.

La scenografia arrossiva leggermente all’orizzonte, mentre più in alto già iniziavano a stendersi drappeggi di zaffiro, appuntati sul fondale dalle prime stelle serali, ed era nella carezza sfumata tra i due colori che veniva solleticata la sua anima.

In realtà il crepuscolo lo coglieva in quel limbo dalle sembianze oniriche soltanto in alcune particolari quanto vaghe occasioni, solitamente quando riusciva a percepire vicina l’estate o quando la stagione estiva era nella sua piena fioritura, e al ragazzo il mondo odorava d’infanzia.

Fluttuando nell’effervescenza di quel tramonto così etereo, troppo lontano da qualsivoglia costrizione terrena, aveva come l’impressione di osservare ciò che lo contornava per la prima volta, come se vi fosse stato appena sospinto da una mano divina.

Eppure, allo stesso modo, sentiva un gorgoglio nell’animo che gli sussurrava di aver vissuto in quell’iperuranio emotivo per tutta la sua vita e che avrebbe continuato a esistervi per sempre.

Era ad un passo dallo sciogliere il suo ultimo addio a quel mondo straniero laminato di realismo  della quale esistenza, per assurdo, non credeva più.

Lui era una creatura il quale animo risiedeva negli idilli crepuscolari.

Obesità psicogena e counselling

L’Obesità Psicogena rientra fra i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), in quanto è sostenuta da cause di natura psichica e non da cause mediche di natura endocrina o genetica. Si tratta di un disturbo non molto conosciuto, di cui si parla poco, o comunque meno di altri DCA, come l’anoressia e la bulimia nervosa.

La categoria diagnostica dell’Obesità Psicogena non è specificatamente descritta nel DSM-V, mentre la Classificazione Internazionale delle Malattie e dei problemi correlati, proposta dall’OMS, fa riferimento al tema dell’Iperalimentazione Psicogena, come forma di iperalimentazione associata ad altri disturbi psicologici, inquadrando il disturbo come obesità dovuta ad iperalimentazione reattiva ad uno o più fattori di stress (obesità reattiva). I Centri per la cura dei DCA includono generalmente anche questo disturbo fra quelli dei quali si occupano.

La persona che soffre di Obesità Psicogena presenta un marcato sovrappeso, in assenza di cause mediche che lo giustifichino e della diagnosi di un diverso DCA, anche se il suo quadro clinico può presentare compresenza di altri disturbi psichici (Depressione Maggiore, Disturbi di Personalità, Psicosi). Questi soggetti non sono bulimici, infatti generalmente non sono presenti le abbuffate tipiche della bulimia, che sono tipicamente limitate nel tempo, accompagnate dalla sensazione di perdere il controllo e seguite dal senso di colpa. Il cibo viene utilizzato solitamente come compensazione a fronte di stati d’animo ansiosi o depressivi e, più in generale, di un significativo disagio psicologico.

L’iperalimentazione nell’Obesità Psicogena assume una duplice valenza simbolica, in quanto mezzo inconsapevolmente utilizzato come difesa in parte dalle aggressioni esterne, perché la massa adiposa in eccesso costituisce una barriera protettiva per la persona e la mantiene all’interno di una sorta di “corazza” che la contiene e la difende dagli altri, ed in parte dai sentimenti di vuoto e disvalore, affrontati illusoriamente riempiendosi di cibo ed aumentando il proprio volume, diventando così “una persona di peso”.

Mangiare eccessivamente diventa quindi uno strumento offensivo di autoaggressione o punizione, in quanto l’iperalimentazione suscita fantasie distruttive (si pensi all’espressione “mangiare fino a scoppiare”) e l’obesità che ne consegue è correlata ad un alto rischio di mortalità e di sviluppo di patologie correlate al sovrappeso.

L’accumulo di massa grassa può inoltre rappresentare simbolicamente una sorta di “ritenzione emotiva”, perché la persona “accumula” emozioni che non riesce ad esperire o fronteggiare come tali. Il rapporto con il cibo è di conseguenza ambivalente e fortemente regressivo: l’alimentazione è utilizzata per colmare un vuoto, per nascondersi, per rinforzarsi, sviluppando uno strato protettivo esterno, e per autodistruggersi.

La personalità dei soggetti affetti da Obesità Psicogena è tipicamente carente dal punto di vista dell’autostima e dello sviluppo di una chiara identità, oltre ad essere deficitaria nell’utilizzo del linguaggio simbolico e nella capacità di distinguere ed esprimere le emozioni. Queste modalità sono correlate ad una gamma di emozioni e stati d’animo molto differenti fra loro, quali la solitudine, il senso di vuoto o di colpa, la vergogna, la rabbia o la paura, oltre che ad un’immagine di sé carente di aspetti positivi e al rifiuto dell’identità adulta sessuata.

Le condotte specifiche dell’obeso, in particolare adolescente obeso, sono essenzialmente due: l’iperfagia e l’atto di “piluccare”. Questi comportamenti possono assumere due forme:

– il grazing, che letteralmente significa “pascolare”,  caratterizzato dall’ingestione di piccole quantità di cibo in maniera continuativa nel corso dell’intera giornata;

– lo snacking, ovvero il consumo frequente di cibo ipercalorico al di fuori dei pasti.

Il risultato è un consumo eccessivo di cibo generalmente non compensato da adeguata attività fisica, che consenta al soggetto di ingrassare meno.

Secondo la Psicologia dello Sviluppo l’obesità affonda le proprie radici nell’infanzia dell’individuo ed in particolare nelle esperienze di nutrizione dei primi anni di vita. Quando la risposta che la madre fornisce a fronte di qualunque malessere del bambino è il cibo, questi crescerà senza essere in grado di distinguere i differenti disagi che prova ed  imparando a dare a tutto un’unica risposta: mangiare.

L’obeso vive di conseguenza un’importante difficoltà di riconoscimento dei bisogni del proprio corpo, affrontando in maniera confusa e disorganizzata qualunque stato di malessere lo colpisca, perché fatica a distinguere il malessere fisico da quello psicologico.

Un ciclo di incontri di counselling può supportare la persona obesa, che sceglie di seguire un piano personalizzato di dimagrimento, ed integrare quindi l’importante lavoro del medico e del nutrizionista. In alcuni casi può essere più indicato un percorso di psicoterapia, laddove l’équipe medica che si occupa del paziente ne ravvisi l’esigenza. Certamente però l’accoglienza e l’ascolto non giudicante della persona in difficoltà, la relazione empatica e la condivisione degli stati emotivi del particolare momento di vita, ovvero l’approccio del counselling della relazione d’aiuto, non possono non portare sollievo alla persona stessa, spesso confusa, scettica e demotivata dinanzi alla grande opportunità di cambiamento e di beneficio correlata alla riduzione di peso e, soprattutto, al miglioramento dello stile di vita e di condotta alimentare.

Il fitness e la cura

Riporto ai lettori alcune parti di un  interessante articolo di Agnese Ferrara, giornalista di Repubblica, sulle nuove tendenze del fitness e del suo valore preventivo, curativo e riabilitativo, pubblicato sul web a fine gennaio.

La Ferrara apre con una serie di domande che subito catturano la mia attenzione e subito ne spiega il senso:

Può  un test sul nostro livello di fitness cardiovascolare entrare a far parte delle analisi che prescrive il medico, insieme a trigliceridi, glicemia e colesterolo?

I medici includeranno nelle loro ricette i famosi 10.000 passi al giorno, esercizi con i pesi e magari lo yoga?”

 Il mondo del fitness, dopo anni di culto estetico del corpo, sta subendo una profonda trasformazione sotto la spinta della medicina preventiva. L’anno appena cominciato sarà, infatti, all’insegna del fitness medico, tendenza emergente secondo l’ultima indagine annuale sui trend mondiali, condotta dall’American College of Sports Medicine (Acsm). Gli analisti hanno contattato allenatori e operatori di palestre e centri benessere sparsi per il globo, dagli Stati Uniti a Singapore, Europa inclusa, delineando ben 42 tendenze per il 2017.

 Nelle prime dieci posizioni della classifica compare, per la prima volta, il cosiddetto fitness medico che, comunque, entra a diverso titolo anche negli sport piazzati in altre posizioni:

il risultato è che la maggioranza assoluta delle attività in palestra è volta a migliorare la salute e non più all’estetica.

La moda del momento.

 La tendenza si lega con l’uso dei dispositivi elettronici indossabili per il monitoraggio istantaneo dell’attività fisica, piccoli strumenti che occupano il primo posto della classifica e che possono essere strategici anche nel fornire un feedback ad allenatori, fisioterapisti e operatori sanitari.

I nuovi trend modificano l’organizzazione delle palestre e danno una spallata definitiva ai corsi di ginnastica più in voga fino a pochi anni fa. Escono infatti del tutto dalla graduatoria i popolarissimi zumba e le cyclette indoor di gruppo come lo spinning e i vogatori connessi fra loro. Sono fuori anche il rinomato pilates e i “boot camp” , gli allenamenti in stile addestramento militare molto seguiti negli scorsi anni.

“Aumenteranno in modo considerevole – commenta Walter Thompson, docente di Kinesiologia alla Georgia State University, coordinatore dell’indagine – le iniziative di salute globale, focalizzate sull’incoraggiamento di medici e operatori a far includere l’attività fisica nei piani di salute dei loro pazienti. Vedremo incrementare i programmi fitness presso ospedali, centri di riabilitazione, palestre convenzionate o accreditate”. Tendenza che del resto si sta già timidamente affacciando in alcuni paesi che sull’attività fisica, davvero quasi prescritta dal medico di famiglia, stanno investendo molte risorse.

Meglio dei farmaci.

<Nel mondo l’82 per cento dei 38 milioni di morti per patologie croniche – precisa Cèline Neefkes-Zonnevald, fisiologa, epidemiologa e docente all’Exercise Lab di Amsterdam, Olanda, coautrice dello studio – è causato da malattie cardiovascolari, cancro, patologie croniche respiratorie e diabete. Globalmente abbiamo sempre più bisogno di cure non farmacologiche e il fitness è lo strumento più prezioso e rivoluzionario>.

Si fanno così strada analisi e controlli oggettivi, dai quali partire per stabilire un programma di allenamento efficace e rapido. Ne sono convinti i medici dell’American Heart Association che, per la prima volta quest’anno, hanno fatto rientrare nelle nuove linee guida il test di fitness cardiorespiratorio (che indica come il corpo scambia l’ossigeno con i tessuti, e quanto) come parte integrante dell’esame medico, insieme alla misurazione della pressione arteriosa e all’elettrocardiogramma, come riportato su Circulation”.

L’articolo prosegue descrivendo calcolatori virtuali, contapassi ed altra strumentazione “fai da te”, a mio avviso di non facile ed utile impiego, nel senso che ritengo in ogni caso sempre di fondamentale importanza il controllo e la supervisione di specialisti ed esperti di settore, anche per il semplice periodico monitoraggio dell’attività fisica eseguita settimanalmente.

È interessante però porre l’attenzione sul cambio di rotta che interessa il fitness tutto, al di là delle mode del momento e delle discipline più gradite in una palestra o in una città, spesso strettamente connesse a chi le insegna e le pratica, più che alle reali conoscenze della disciplina stessa e dei suoi potenziali benefici.

Di fatto ascoltare il proprio corpo, cercare di cogliere i messaggi che questo ci invia, che siano essi di gratificazione e compiacimento o allert di malessere o difficoltà, è un’attitudine che tutti dovremmo tentare di praticare con costanza e dedizione.

Dedicare un po’ di tempo all’attività fisica, sia questa praticata all’aperto o in una palestra, proporzionata alle proprie caratteristiche  fisiche (peso, altezza, età, patologie in atto) e mentali, è in un certo senso “dedicarsi attenzione”, “accogliersi amorevolmente”…. Questo è già di per sé un tassello importante della prevenzione, della cura e della riabilitazione .

Ciascuno di noi scelga le proprie forme espressive, i movimenti che gli appartengono, le melodie che sente dentro di sé e sperimenti se stesso…. meglio con il supporto di persone, piuttosto che di macchinari, secondo me e le esperienze sportive che ho maturato nel corso degli anni, ma comunque si sperimenti! Entri nell’ affascinante gioco delle relazioni tra corpo e mente, giochi un po’ con se stesso ed un po’ con i compagni di corso o di squadra… e soprattutto respiri sempre, profondamente ed intensamente… ossigenando polmoni e pensieri, a beneficio del proprio ed altrui benessere!